Oggi in Italia, il diritto al voto non è garantito a tutti.
Vi sembra un’eresia, vi chiederete che cosa ci stiamo inventando, eppure pensateci un attimo.
Se hai la fortuna di vivere in una città che possiede Università importanti, opportunità di lavoro e strutture sanitarie in grado di soddisfare tutte le esigenze sanitarie, votare è semplice. Scendi da casa, prendi un caffè, ti rechi al tuo seggio, voti e torni a casa passeggiando.
Ma ci sono quasi un milione di persone che per motivi di studio, lavoro o sanitari è costretto a vivere temporaneamente fuori casa. Pensate agli insegnanti con le loro cattedre precarie lontano da casa, agli studenti universitari che si trasferiscono lontano da casa per poter avere una istruzione in grado di renderli competitivi in questo mondo globale, o coloro che devono migrare per motivi di salute con familiari a seguito.
Per loro la possibilità di votare non è poi così “piacevole” e automatica.
Per esercitare questo diritto, devono pianificare il viaggio, spendere una notevole cifra (lo Stato rimborsa solo parzialmente la modalità di viaggio più economica), e in molti casi devono assentarsi dal lavoro e occupare un intero fine settimana per mettere una semplice “X”. Questo nelle migliori delle ipotesi, perché c’è anche chi stando in un letto di ospedale, ha di fatto negato ogni diritto di voto se non ha la fortuna di essere ricoverato nei pressi del proprio comune di residenza.
Per un Movimento che ha messo la partecipazione diretta al centro della propria vita politica, questa disparità è primitiva ed inaccettabile.
Ci sono già le leggi che prevedono la possibilità di votare fuori sede per alcune categorie di persone (i marittimi, le forze di polizia impegnate ai seggi, i militari in servizio fuori sede), non serve inventarsi nulla, ci sono già strumenti e modalità collaudate. E quanti soldi risparmierebbe lo stato in rimborsi di spese di viaggio e in assenze da lavoro per gli impiegati pubblici.
E’ una questione di civiltà e serve a ridurre l’astensionismo.
Ci abbiamo provato con un disegno di legge, ma sappiamo che difficilmente ci saranno i tempi per approvarlo, ed un emendamento alla commissione bilancio
Ma la strada più breve e certa, ormai, in prossimità dello scioglimento delle Camere è un provvedimento del governo, un decreto, per una volta usato per un fine nobile.
Abbiamo presentato anche ed una mozione parlamentare che impegna il Governo ad andare oltre i soliti slogan di preoccupazione per l’avanzare dell’astensionismo e mettere “fine” a questa imbarazzante disparità sociale e costituzionale entro la fine di questa legislatura.
Oggi ne proporremo la calendarizzazione immediata
Il tempo c’è, le chiacchiere stanno a zero.
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