«Il Veneto è primo per importi nelle graduatoria delle operazioni sospette, ma c’è ancora in questa regione un anacronistico negazionismo dei fenomeni mafiosi e delle infiltrazioni nel tessuto economico che non è più accettabile.
Se non cambiamo atteggiamento siamo già perdenti, ha vinto la mafia». Paolo Storoni, colonnello capocentro della Dia del Triveneto, sferza la sala al primo dei 4 incontri su «Norma antiriciclaggio e pubblica amministrazione», ieri a Treviso, a Casa dei Carraresi, su iniziati va della Regione.
Una durissima requisitoria la sua sullo stato dell’arte a Nordest, dedicata a chi ancora alimenta storytelling su un Nordest felice e immune. «No, non le mando a dire», dirà ad un certo punto. Ne ha per tutti, ben oltre il protocollo.
Per i Comuni e gli enti locali, che «segnalano e denunciano ancora poco anche in Veneto». Per la corruzione dei funzionari di banca, «non irrilevante e persistente in Veneto».
Per i professionisti – commercialisti, avvocati, notai o consulenti del lavoro, ma anche per funzionari e direttori di banca – che «non possono inviarci segnalazioni il giorno dopo aver letto sui giornali delle nostre operazioni: così non serve».
E invoca «Sanzioni nei loro con fronti per omessa segnalazione». Per quegli amministratori pubblici «riuniti per sensibilizzarli sulla pericolosità di investitori stranieri e gruppi criminali organizzati sui complessi turistici, ma da cui il feedback zero». Fischiano le orecchie ai Comuni bellunesi?
E poi, messaggi non in codice. «Se un’azienda con 70 anni di storia e tre generazioni improvvisamente vede presidente un 22enne napoletano o un anziano del Sud, si deve segnalare: le visure sono un’arma». Indiretto omaggio a quell’imprenditore che davanti alla valigetta piena di milioni ha preferito far fallire la storica azienda,
imponendosi sugli eredi più “disponibili”?»
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Prosegue ancora oltre l’articolo de La Nuova di Venezia e Mestre del 21 maggio che vi invito a leggere per intero.
L’allarme, l’ennesimo a dire il vero, lanciato dal Colonnello Storoni non cada nel vuoto.
Solo pochi giorni fa, insieme al presidente Nicola Morra, durante una missione della Commissione Antimafia in Friuli e Trentino, abbiamo mandati messaggi di preoccupazione analoghi e il risultato sono stati degli accorati attacchi da alcune forze politiche.
La mafia al Nord esiste ed è ben radicata, nascondersi dietro un dito non serve a un bel niente.