Baretta, che vogliamo fare?

Come il gatto e la volpe cercavano di convincere Pinocchio a cedere i suoi zecchini d’oro per “seminarli” nel campo dei miracoli, così il sottosegretario Baretta vorrebbe convincere le regioni a cedere i loro poteri: “senza accordo con le regioni cade la riduzione delle slot”.

Vanta come virtuosa la sua proposta, ma intanto è proprio lui a tenerla oscena, eludendo di pubblicarla davanti ai cittadini.

La verità è diversa da quella che ci propina. Le regioni non hanno alcun bisogno di un accordo con Baretta per ridurre le slot: le leggi regionali, i regolamenti e le ordinanze che i comuni virtuosi stanno adottando sono già nel limitare la diffusione e gli orari di funzionamento delle slot-machine e in generale dei servizi d’azzardo.
Prova ne siano I sistematici ricorsi a parte il Consiglio di Stato che le lobby dell’azzardo intentano puntualmente per intimidirli.

Queste leggi e regolamenti diventeranno ancora più efficaci mano a mano che le concessioni scadranno e andranno rinnovo. Allora una sala slot che oggi si trova vicino a una chiesa dovrà sloggiare.
Questo teme l’industria dell’azzardo di massa, questo teme Baretta.

Offre alle regioni una riduzione furbesca del numero totale di macchinette, ma non si impegna a ridurre il volume delle giocate.
Ci saranno forse meno slot ma sfruttate in maniera più efficiente e, libere dal controllo degli enti locali, potranno piazzarsi anche accanto a scuole, chiese e luoghi di aggregazione, sempre più efficaci nel catturare i nuovi clienti vittime.

I locali, trasformandosi in sale di tipo A diventeranno come porti franchi fuori dal controllo dei sindaci e dalla politica più vicina ai cittadini.

Se Baretta sostiene il contrario metta le carte in tavola. Anche quelle che ha nella manica…