Questione del fiume Brenta

l mio intervento in aula sulla questione del fiume Brenta, ci sono tante domande fondamentali ancora in attesa di risposte. ENDRIZZI (M5S).

Signor Presidente, il Brenta è un fiume che nasce dai laghi trentini di Levico e Caldonazzo e scorre per gran parte in Veneto. Esso è oggetto di opere di escavazione all’interno del Modello strutturale degli acquedotti del Veneto (MOSAV), il cui fine sarebbe ottimizzare la gestione delle acque, ma suscita preoccupazioni nella popolazione per come viene effettuato, soprattutto nei Comuni dell’alta padovana, come Cittadella, Carmignano di Brenta, Fontaniva, Piazzola sul Brenta.

Sono questi solo alcuni dei Comuni in cui si sono sviluppati spontaneamente dei comitati, come il comitato “Giù le mani dal Brenta”, il “Gruppo ambiente Carmignano” e il comitato “Brentana Guardiana”, che hanno fornito un contributo fondamentale. Ci sono delle violazioni in atto. I lavori di scavo sono partiti già il 29 marzo, con tanto di mezzi cingolati, nonostante l’accordo sottoscritto dai Comuni ne proibisse l’uso e la zona dei lavori sia soggetta a vincolo dell’Unione europea, atto a proteggerne la biodiversità, per cui da marzo ad agosto non si potrebbe effettuare lavoro alcuno.

Per contro, i progetti di ricarica della falda, da farsi prima dell’effettivo inizio dei lavori, sono stati lasciati a data da destinarsi. Sono stati presentati tre esposti tra il 2015 e il 2016 ad opera dei comitati, tre richieste di incontro nel 2016, che hanno prodotto solo la promessa di essere ricevuti per la consegna delle firme della petizione, una promessa mai mantenuta. Il Movimento 5 stelle si è attivato ad ogni livello. In Veneto in data 30 marzo 2015 l’allora consigliere di Cittadella Loris De Poli fu il primo a sollevare la questione. Il testimone oggi è passato a Sabrina Meneghello, consigliere di Piazzola sul Brenta, insieme a Manuel Brusco, consigliere regionale.

Il collega deputato Brugnerotto, in data 9 maggio di quest’anno, ha depositato un’interrogazione al ministro Galletti, rimasta ancora senza risposta. L’eurodeputato Marco Affronte ha sollevato la questione presso le sedi di Bruxelles. Voglio dunque riportare qui in Assemblea la voce e le domande dei cittadini. Qual è il vero obiettivo che porta, rispetto ai pozzi di Camazzole, a distruggere un habitat naturale per costruire in alveo (zona assolutamente non idonea) cinque nuovi pozzi non necessari? Sui progetti di escavazione a Santa Croce Bigolina, perché mettere a rischio la sicurezza idraulica dell’area estraendo un quantitativo di ghiaia dall’alveo del fiume per volumi superiori al valore delle opere pubbliche che le imprese appaltatrici metteranno in opera?

Qual è il vero obiettivo delle opere di compensazione che comportano scavi di centinaia di miliardi di metri cubi di ghiaia? Quali misure si intende adottare per il progetto «Democrito», che ad oggi non è stato finanziato dalla Regione Veneto? Si tratta di 18 milioni di euro e non attuarlo significa compromettere la ricarica delle falde acquifere. Infine, quali garanzie abbiamo che le cave da cui si procede con l’escavazione non vengano utilizzate per scopi che minaccino l’ambiente con l’inquinamento del suolo e delle acque?
Sono domande queste, Presidente, che stanno aspettando precise risposte.