Non farti rubare la Speranza di Alberto D’Urso
Con grande piacere ho accolto l’invito a scrivere le mie impressioni su questo bel romanzo, che definirei come un viaggio alla Ricerca di sé: è la storia di come spesso, lungo il sentiero, qualcosa ci porti a scegliere la via vincente, cioè la nostra strada; o quella sbagliata, che ci trascina alla deriva, lontano da noi stessi. È una storia sulla materia “di cui sono fatte le vittorie, quelle vere; e sull’illusione che rigonfia le vincite, quelle false. È la storia di come le storie possono cambiare; di come ci sia sempre un finale da riscrivere”.
L’autore racconta di Patella, un vecchio pescatore di spugne, che gli affida, come una missione, la storia di Nik, un ragazzo brillante, atletico, bello, ma anche solo, nell’affrontare il mare della vita e le tempeste dell’adolescenza.
Nel dipanarsi delle vicende, l’autore ci accompagna per mano a riconoscere in Nik le fragilità e al tempo stesso l’infinita ricchezza spirituale di cui ciascuno di noi è in possesso, che molte volte teniamo nascoste nell’ombra, quasi ci vergognassimo di manifestarle. Nel corso della piacevole lettura, ciascuno può ritrovarsi nell’intreccio di emozioni e ricordi, quasi che la vita di Patella o di Nik fosse stata accompagnata per un tratto di strada anche dalla nostra.
Il senso profondo di questo romanzo è proprio questo: tutti possiamo trovarci ad essere Nik, o Patella. L’autore sembra quasi voler tendere una mano al protagonista e ci chiama a comprendere, e a porgere la nostra a chi abbiamo accanto. Tutti, ripercorrendo la nostra storia, possiamo riconoscere i momenti decisivi in cui una presenza vicina ha reso possibile una svolta; è il miracolo della Vita: siamo fatti di luce! Ed è la relazione con gli altri lo strumento per essere felici.
Il libro è anche un invito a vivere appieno le nostre passioni, quelle che, in fondo, conosciamo già dalla giovane età: «Non
ho altra Itaca a cui tornare che i miei sogni da bambino», così scrive l’autore. Siamo custodi dei nostri sogni. E da adulti, come educatori, siamo corresponsabili anche dei sogni di tanti ragazzi, perché è in quei sogni che si esprime la loro unicità ed è da essi che si sviluppano i talenti.
Niente può sostituire l’essere stato un bambino sereno, amato, l’aver vissuto una vita piena e con slancio, in un divenire crescente. Essere riconosciuti per ciò che siamo, senza essere costretti a dimostrare ciò che invece non siamo, permette che la fragilità diventi consapevolezza e forza interiore. Da qui si realizzano le vittorie della vita. Le “vittorie”, non le “vincite” di azzardo.
L’azzardo è un vitello d’oro che occupa un vuoto e lo dilata: non rilascia alcun premio, solo distruzione, desolazione interiore ed emarginazione. Il gioco “vero” è condivisione, umanizzazione delle relazioni, esaltazione fisica e nel contempo spirituale. L’azzardo invece uccide! Questa è la verità che quotidianamente troviamo confermata nell’esperienza come volontari nelle Fondazioni Antiusura in tutta Italia. Attraverso il nostro Cartello “Insieme contro l’azzardo” cerchiamo di dare voce a chi non ne ha, ascolto a chi è solo, e sollecitiamo le istituzioni a valorizzare la dignità della persona umana.
Gli organi dello Stato, se ne avvertissero la vocazione educante, dovrebbero mettere al bando questa che è una disgrazia annunciata, oltre che un atto dissennato e immorale verso se stessi e i propri cari. Spetta dunque a noi, lo dico anche da uomo di fede, essere interpreti del Bene. E spetta a te caro lettore. Terminata la lettura di questo romanzo, penserai alla tua vita, a tutte le volte in cui ti sarai perso, alle delusioni, alle sconfitte; ricorda: «Non farti rubare la Speranza»
(Papa Francesco).
Ciao Nik, buona vita. A Giovanni il mio personale grazie e quello di tutti i Volontari delle Fondazioni Antiusura, per aver
fatto conoscere la storia di Nik e qualcosa forse anche della sua:
quella di tanta gente, perbene e onesta al servizio dello Stato e
delle istituzioni in piena libertà e nel perseguimento del bene
comune.