Caso Eraclea: i PM rinviano a giudizio 76 persone

Processo Eraclea

Il processo per le presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale si aprirà a gennaio. A un mese dalla conclusione delle indagini,
la procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio delle 76 persone indagate, a 37 delle quali è contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso.

A marzo, era già stata respinto il ricorso dell’ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre.

Il 19 febbraio,  la Guardia di Finanza e la Polizia, coordinate dalla Dda di Venezia, hanno eseguito 50 misure cautelari (47 in carcere, 3 ai domiciliari) e 9 provvedimenti di obbligo di dimora e di altro tipo come il divieto di svolgere la professione di avvocato. Vengono sequestrati beni per 10 milioni e sono 82 in tutto le persone coinvolte nell’inchiesta.


Tutto ruoterebbe attorno al mondo dell’edilizia legato alle costruzioni lungo la costa adriatica veneziana, da San Donà di Piave a Bibione, Caorle e oltre .Tra i filoni d’indagine anche l’ipotesi di rapporti con la politica e il voto di scambio

L’INDAGINE è stata condotta dal Gico del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Trieste e dalla squadra mobile di Venezia.

Sono stati impegnati per eseguire le misure cautelari oltre 300 uomini dello Scico della Gdf, dello Sco della Polizia e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia.

Coordinatore dell’inchiesta: il sostituto procuratore veneziano Roberto Terzo
Ordinanza con i provvedimenti restrittivi – oltre 1.100 – pagine: gip Marta Paccagnella

REATI CONTESTATI:
– voto di scambio
– associazione per delinquere di stampo mafioso
– concorso esterno in associazione mafiosa
– estorsione

I NOMI DEGLI ARRESTATI
Capi Luciano Donadio e Raffaele Buonanno, nato in Campania ma già nel veneziano negli anni ’90. Luciano Donadio è considerato l’imprenditore referente dei Casalesi.
Gruppo proveniente da Casal di Principe (Caserta) come Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti e Nunzio Confuorto.

tra gli arruolati sul territorio, persone campane e veneziane come Girolamo Arena, Raffaele Celardo e Christian Sgnaolin.

Tra gli arrestati nel blitz dell’operazione:
il sindaco di Eraclea Mirco Mestre, per voto di scambio.
Denis Polese, direttore di banca a Jesolo (Venezia) e il suo predecessore – indagato in stato di libertà – che garantivano conti societari.
Moreno Pasquale, poliziotto accusato di passare informazioni ai malavitosi
Tra gli arrestati anche una vittima del trader Fabio Gaiatto, si tratta di Samuele Faè, di Caorle.

Mirco Mestre, di professione avvocato, prima di venire eletto sindaco ad Eraclea, era a conoscenza da tempo dei trascorsi criminali di Luciano Donadio in quanto era stato suo avvocato. Mestre, attraverso il carrozziere Emanuel Zamuner, chiese aiuto durante la campagna elettorale del 2016 al boss dei casalesi Donadio (vinse sul suo avversario per 81 voti, ). Dunque non poteva non sapere con chi aveva a che fare, e questa è una delle motivazione per cui il tribunale del riesame ha respinto la richiesta di annullamento dell’ordinanza a carico del (ex) primo cittadino di Eraclea.

Luciano Donadio, imprenditore edile di 53 anni originario di Casal di Principe e trapiantato a Eraclea da circa vent’anni, è stato identificato dagli inquirente come uno dei  referenti del clan dei Casalesi. 
Donadio nel 2006 aveva patteggiato una pena di un anno e otto mesi di carcere per usura. ancora era stato accusato di aver prestato a un imprenditore 150 mila euro, facendosi poi consegnare una cifra pari a 180 mila euro e di aver ricevuto dalla presunta vittima anche un appartamento a Caorle da 50mila euro per gli interessi.

Donadio, è considerato il vertice di un’organizzazione capace di imporre, nelle località del litorale veneto, una sorta di “pax” sociale ricorrendo a modalità mafiose per mantenere il controllo. Ruolo e azioni per altro riconosciute anche da alcuni esercenti locali, come emerge da un’informativa del 2017 redatta dalla GDF dove un barista ringrazia apertamente il figlio di Donadio «noi dobbiamo ringraziare a tuo papà se a Eraclea stiamo tranquilli».

Si parla di egemonia nel regolare i contrasti economici tra i gruppi criminali locali operanti nel settore del narcotraffico e dello sfruttamento della prostituzione – scrive il pm Roberto Terzo – Per la stessa ragione il sodalizio è stato riconosciuto come unico interlocutore, per affari illeciti riguardanti l’area Sandonatese, da altre organizzazioni criminali operanti in altre regioni, appartenenti alla Ndrangheta ed alla criminalità mafiosa catanese.

A chi lo accusava di legami con la Camorra, Donadio ha sempre risposto con querele (anche nei confronti dei giornalisti) e pagine di giornali comprate per dire che lui non è un camorrista.

Adriano Donadio, figlio di Luciano Donadio, è titolare ad Eraclea di un centro scommesse SNAI. E’ considerato l’alter ego del padre e nell’ordinanza si legge «Lo sostituisce in caso di assenza – scrive il gip – assumendo di fatto un ruolo dirigenziale all’interno del sodalizio; si occupa della gestione delle riscossioni, coordina l’attività di false assunzioni…»

Luciano Donadio + Mirco Mestre
Mestre aiutava Donadio e i suoi sodali nella risoluzione del problemi societari, nella “regolarizzazione” di operai che non figuravano essere assunti, con suggerimenti per trarre vantaggi da società in fallimento.


Relativamente all’accusa di voto di scambio, alla base c’era la possibilità di realizzare una centrale a biogas nella frazione di Stretti di Eraclea.Dopo le elezioni Mestre e gli uomini di Donadio si incontrano in alcune occasioni per parlare del progetto di Stretti. Ma in luoghi discreti – e comunque non nell’ufficio del municipio – per evitare che qualcuno li potesse vedere insieme.